I
INTERROGAZIONE: A quando la nuova base di elisoccorso a Pieve di Cadore? A quando la partenza del volo notturno dopo che la nostra provincia fu la prima nel 1998 ad iniziare la sperimentazione?
La presente interrogazione a risposta scritta e orale viene presentata al Sindaco del Comune di Belluno in quanto la valenza del servizio di elisoccorso, pur di carattere provinciale, riveste particolare importanza anche per la città capoluogo sede dell’Ospedale Civile San Martino e sede in cui dovrebbe essere trasferita temporalmente la base di elisoccorso nel periodo di realizzazione della nuova base di elisoccorso a Pieve di Cadore.
Ricordato, infatti, che tra il 2014 e il 2015 venne fatto uno sforzo significativo in termini di incontri per far sì che fosse finanziato il progetto della nuova piazzola dell’elisoccorso di Pieve di Cadore, con una spinta propositiva dei sindaci, e del territorio e con lo sforzo prodotto, infine, dalla Regione Veneto che finanziò sin dal 2014 l’opera (siamo dunque a cinque anni fa esatti);
ricordato, anche, che il 17 novembre 2016 l’ULSS n. 1 Dolomiti comunicava che era stato “affidato il progetto per la realizzazione del progetto della nuova piazzola dell’elisoccorso”;
ricordato, quindi, che 31 gennaio 2017 l’ULSS n. 1 Dolomiti annunciava che la base di elisoccorso di Pieve di Cadore sarebbe stata “pronta per il Natale del 2018” e che il 28 luglio dello stesso anno, dopo 6 mesi, quindi, si ribadiva nuovamente che la base sarebbe stata davvero pronta, confermando il tutto, entro il 2018;
rilevato che la data di aggiudicazione della gara per la realizzazione del progetto della nuova piazzola dell’elisoccorso avveniva con Deliberazione n. 933 del 01/07/2019 e che in conseguenza della stessa veniva ancora annunciato che “a fine estate al via il cantiere per la nuova base HEMS di Pieve di Cadore” e che “sarà operativa nel giro di un anno circa, la nova base HEMS di Pieve di Cadore per l’elisoccorso”;
fatta puntuale memoria che in un incontro tenutosi in Comune di Belluno nel corso dell’estate scorsa il Direttore Generale, ad una mia specifica domanda, rispondeva che, proprio in quei giorni era stata definita l’intera questione da un punto di vista amministrativo e che questo avrebbe favorito la partenza dei lavori;
preso atto, infine, che le successive, univoche dichiarazioni portavano a fine del 2019 l’inizio dei lavori;
TUTTO CIO’ PREMESSO
visto il perdurare dell’incertezza circa la reale data in cui inizieranno e non “dovrebbero iniziare” i lavori della suddetta piazzola;
posto che l’intera questione riveste un’indubbia importanza e valenza provinciale e, quindi, anche per il Comune di Belluno dove insiste l’Ospedale San Martino e dove verrà spostata temporaneamente la piazzola;
considerato il ruolo di Sindaco della città capoluogo della provincia di Belluno, si chiede gentilmente di conoscere:
- quali siano gli ostacoli burocratici e amministrativi attualmente presenti e che non permettono di finalizzare l’inizio dei lavori
- se lo stallo di cui al punto precedente non possa creare problemi di natura tecnica e giuridica con la ditta aggiudicataria della realizzazione della piazzola in termini di contezioso generato dagli stessi ritardi sopra descritti;
- l’esatto cronoprogramma dell’inizio lavori e termine lavori con il conseguente ritorno dell’elicottero alla base di Pieve di Cadore;
- se corrisponda al vero che l’elicottero, come da dichiarazioni rese a mezzo stampa, nei mesi di realizzazione della piazzola sarebbe hangarato presso l’elinucleo dei Carabinieri e se la risposta fosse positiva se si è a conoscenza che la struttura in questione non è corrispondente alla normativa antisismica e si stia ovviando a questa criticità;
- se il perdurare di questa situazione di impasse non vada a pregiudicare quanto annunciato sin dal 2017 circa l’inizio della sperimentazione del volo notturno (VEDASI RELAZIONE ALLEGATA ALLA QUALE SI RIMANDA)prevista prima per luglio 2018 e, quindi, spostata prima al 2019 e, dopo, al 2020, ad avvenuta aggiudicazione della gara d’appalto per la gestione del servizio di elisoccorso nella Regione Veneto e sapere, quindi, anche quando partirà la suddetta sperimentazione che non ha ragione alcuna per non essere finalizzata;
si chiede altresì di conoscere:
- la posizione dei Sindaci sul fatto che non sia ancora stata esperita la suddetta sperimentazione e che, quindi, non sia possibile ancora per mesi di parlare di alcun servizio di elisoccorso notturno, condizione di nocumento per l’intero territorio e per le sue comunità (ricordiamo che un tragitto Arabba-Treviso per la centralizzazione di un paziente “tempo dipendente”, ad esempio, in NCH all’Ospedale Cà Foncello, comporta l’effettuazione di un tragitto di quasi 150 km percorribile in oltre due ore, neve e traffico permettendo);
- la posizione degli stessi Sindaci in ordine al fatto che la provincia di Belluno, nei mesi con il massimo afflusso turistico, non abbia garantito il proprio servizio di elisoccorso dall’alba alle prime ore del mattino (05.30/09.00 ca.), ma debba ricorrere in caso di necessità ai servizi di elisoccorso della provincia di Bolzano e Treviso con tutte le latenze del caso.
Belluno, 19 giugno 2020 IL CAPO GRUPPO – GRUPPO MISTO
PREMESSA, OVVERO BREVE STORIELLA PER FAR CAPIRE MEGLIO…
Un qualsiasi cittadino della Regione Veneto – sui cui parametri qualitativi in materia di organizzazione e di servizi sanitari non discuto, ma posso solo in genere apprezzare –, in caso di necessità legate al proprio stato di salute che improvvisamente viene alterato (evento traumatico o evento non traumatico a prescindere) abbisogna di essere centralizzato in un reparto “salvavita” quale ad esempio neurochirurgia e/o in un “trauma center” nel raggio di 35 km dalla propria residenza/luogo dell’evento, quello stesso cittadino, si rechi ad est, ovest, nord o sud, trova in tutta la nostra regione un centro d’eccellenza in grado di accoglierlo e curarlo con prestazioni elevate.
Un qualsiasi cittadino della provincia di Belluno, ma in modo particolare quello residente stabilmente o meno (turista) nell’Agordino, Ampezzo, in Cadore, nel Comelico o nello Zoldano dove vi sono tragitti da compiere su Treviso che vanno dagli 85 km di Belluno, ai 100/105 km di Pieve di Cadore e Treviso e ai 147/133 di Arabba/Padola, che abbisogna delle stesse prestazioni >> non trova invece nel raggio di 35 km nulla di tutto questo e, nelle migliore delle ipotesi, è ancora a meno di 1/4 (un quarto) di strada…
Tragitti che con la neve e/o con la presenza di traffico veicolare sostenuto diventano percorribili anche in un tempo superiore alle due ore, al di fuori dunque di qualsiasi parametro legato non solo alla golden hour. Eppure è così, il territorio montano ha questo differenziale di assoluto rilievo anche se lo si collega a questa tipologia di servizi.
Da questa banale e scontata (davvero scontata?) analisi, l’estrema necessità che il servizio di elisoccorso che svolge già un qualificato ed ottimo servizio diurno, pur nel limite sotto richiamato, diventi anche servizio di elisoccorso notturno, con il contestuale potenziamento del servizio di trasporto rotabile, che deve sempre garantire i rendez vous con l’elicottero e garantire lo stesso trasporto quando, per eventi meteo pesantemente favorevoli, il mezzo aereo non possa effettuare il trasporto.
Ma vediamo altri aspetti forse dimenticati o misconosciuti.
ELISOCCORSO PERCHE’
L’elisoccorso a Belluno fu un’esperienza antesignana che vide anche la nostra provincia all’avanguardia in Italia, assieme a Trento e Bolzano e alla Val d’Aosta, nell’istituire un servizio che, prima, si rilevò fondamentale per il soccorso in montagna di alpinisti ed escursionisti, poi, anche per le attività di soccorso tradizionali legate agli interventi di carattere primario, quali incidenti stradali, incidenti domestici o sul lavoro, trasferimenti di carattere primario da ospedale ad ospedale, ecc., che diventarono logica conseguenza operativa dell’uso dell’elicottero per contrarre gli indici di mortalità e gli esiti invalidanti. Con le prime sperimentazioni compiute in Dolomiti a cavallo del 1983/84 eravamo velocemente pervenuti al 1° giugno 1988, data dell’avvio ufficiale dell’elisoccorso in provincia di Belluno. Da allora, si sono susseguite una serie di tappe significative che portarono anche a normare a livello nazionale parte della suddetta attività grazie a risorse professionali tutte bellunesi che disciplinarono puntualmente, ad esempio, le modalità di recupero con verricello e gancio baricentrico di persone infortunate.
Un alternarsi (talvolta anche con qualche criticità, non è un problema ricordarlo) di innovazioni tecniche e di modalità operative sempre più sofisticate che hanno garantito l’innalzamento dei livelli di sicurezza ed efficacia negli interventi di soccorso, pervenendo nel tempo a calibrare con sempre maggiore precisione il mezzo più adatto per fare soccorso, come anche nell’ultimo caso è avvenuto con quello che è l’attuale elicottero.
Va in questa sede ricordato, in modo del tutto particolare, anche per un pizzico di orgoglio, che la provincia di Belluno fu addirittura la prima a sperimentare il volo notturno ancora nel 1998, periodo nel quale le tecnologie (impossibilità dell’utilizzo degli NVG) e le normative aeronautiche (era possibile effettuare trasporti solo da una piazzola certificata ad un’altra) non facilitavano certo la sperimentazione/azione di questo servizio proprio per le implicite restrizioni testè riportate.
Alla chiusura di tale sperimentazione i Sindaci dell’intera Provincia chiesero però unanimemente e con grande determinazione la garanzia che l’elisoccorso fosse almeno attivo dall’alba al tramonto (con +1 e -1 rispetto alle effemeridi, cioè rispetto al sorgere e al tramonto del sole), tanto che tale opzione venne inserita nelle c.d. Schede Ospedaliere a garanzia di un servizio il più esteso possibile, proprio a fronte delle peculiarità dei flussi turistici e delle evidenti caratteristiche del territorio bellunese.
Ricordiamo, infatti, che come Trento e Bolzano, anche la nostra provincia ha un territorio vasto e complesso morfologicamente e, quindi, con assoluta necessità di dotarsi di servizio di soccorso efficiente capace di sorpassare le forti limitazioni dei collegamenti stradali e le conseguenti, pericolose limitazioni esistenti là ove il paziente critico tempo-dipendente deve essere velocemente centralizzato nella struttura più idonea al ricovero. Fattori questi che trovano amplificazione quando nel periodo invernale ed estivo la presenza turistica comporta, soprattutto nella parte alta della provincia, numeri che costituiscono di per sé la necessità di avere strumenti adeguati per fronteggiare tutte le casistiche possibili.
La sospensione del servizio legato al c.d. “tempo prolungato” avvenuta nell’ultimo quadriennio, e da sempre esistente sin dal lontano 1988, ha di fatto soppresso la pronta disponibilità del nostro elicottero con la necessità di ricorrere agli elisoccorsi di Trento, Bolzano e Treviso negli orari non coperti dall’elisoccorso bellunese (H05.30-H09.00), condizione già di per sé stessa penalizzante per tutto il territorio e forse poco nota.
Mentre, dunque, Trento e Bolzano, l’intera Lombardia, il Piemonte e altre Regioni da tempo hanno effettuato felici sperimentazioni ed, ora, è in piena attività l’elisoccorso notturno (nda: negli ultimi due anni anche la Toscana e l’Emilia Romagna si sono mosse in questa direzione) eseguono/perfezionano le procedure per garantire l’attività di elisoccorso notturno secondo anche quanto previsto dalla vigente normativa (Regolamento europeo n. 965/12 e Legge n. 26/2010) con grande profitto ed immediate ricadute sugli utenti, nella nostra provincia è tutto incomprensibilmente fermo, nonostante le cogenze che quotidianamente che si registrano.
Addirittura, l’Aiut Alpin Dolomites (BZ) ha effettuato nel 2016/2017 una serie di esercitazioni dall’elevato profilo tecnico in ambiente montano che garantiscono dunque ormai da un biennio un deciso innalzamento della potenzialità di fare soccorso/elisoccorso H24 in tutti i terreni e gli scenari, garantendo l’immediata stabilizzazione/medicalizzazione del paziente ed il suo elitrasporto in ospedale in tempi che sino a qualche anno, nel settore civile, sembravano improponibili. Lo stesso è accaduto in Lombardia. Questo training d’eccellenza ha fatto si che fossero compiuti e si continuino ad effettuare soccorsi reali. Al riguardo non serve aggiungere nulla, non trattandosi di una questione di risorse ma di determinazione e volontà.
Da qui l’estrema esigenza che il servizio di elisoccorso, attualmente garantito diurnamente da parametri tecnici ed operativi di indiscussa e riconosciuta qualità e che tra l’altro nel 2018 ha compiuto ufficialmente 30 anni (le prime sperimentazioni vennero effettuate tra il 1993/1994), venga da subito potenziato, preordinando il percorso amministrativo e, quindi, anche quello tecnico-operativo, per partire con la sperimentazione sin dal prossimo anno, senza più tentennamenti di sorta e pervenendo nel 2020 a regime con la partenza del servizio H:24.
Questo processo deve avvenire nella nostra provincia per le motivazioni sopra addotte e non sarà neppure lontanamente pensabile che possa essere Treviso a dover garantire questa tipologia di servizio per una serie di ragioni tecniche che si possono a margine illustrare con estrema precisione, ma soprattutto perché nell’urgenza e nell’emergenza sanitaria deve vigere non già il principio “dell’area vasta” (prestazione differibile nello spazio quindi anche nel tempo), ma quello “dell’area ristretta” (neologismo assai calzante) dove la prestazione deve essere pressoché immediata, quindi la più vicina possibile all’utente, cioè in questo caso al nostro territorio.
Pazienti tempo dipendenti e golden hour (lasso temporale che da pochi minuti va a diverse ore dopo una lesione traumatica causata da un incidente, durante il quale vi è la più alta probabilità che un pronto trattamento medico possa evitare la morte o esiti gravemente invalidanti) fanno si che sia intollerabile effettuare, ad esempio, un tragitto Arabba (e in genere tutta la parte alta dell’Agordino e Cadore/Comelico)-Treviso per la centralizzazione di un paziente”, ad esempio, in NCH all’Ospedale Cà Foncello, che comporta quasi 150 km percorribili in oltre due ore, neve e traffico permettendo).
Analogamente al servizio di elisoccorso notturno, che è intimamente connesso al ruolo dei Servizi di urgenza ed emergenza medica del 118, merita ricordare il ruolo determinante della Centrale Operativa di Pieve di Cadore (terza Centrale Operativa istituita in Italia dopo Bologna ed Udine) che, ancorché non sia stato ancora definito il NUE 112 nella nostra provincia e nelle altre province del Veneto, continua a detenere, proprio per le peculiarità territoriali e la tipologia dei soccorsi (ambiente montano, utenza turistica), un ruolo assolutamente strategico. Affermiamo da subito che non sarà prospettabile, neppure con l’entrata in servizio del NUE112, unificazione con altre Centrali Operative del Veneto per l’evidenza che dovrebbe di per sé porsi e perché verrebbe irrimediabilmente scisso il rapporto con il servizio di elisoccorso diurno/notturno e con il territorio tutto, ivi compreso il trasporto rotabile di carattere primario/secondario effettuato dalle ambulanze.
Con questo immobilismo provinciale rischiamo di rimanere, nel contesto del panorama nazionale prima ricordato, una Cenerentola infreddolita in attesa di chissà quali eventi straordinari che conducano ad ottenere anche nella nostra provincia e nelle nostre Dolomiti il servizio di elisoccorso notturno a favore della comunità della montagna e dell’utenza turistica. Mondiali alle porte. Olimpiadi poco più in là, ma soprattutto le nostre comunità che ogni giorno possono aver bisogno.
Ricordiamo, infine, che nella mancata consapevolezza che se non si muove il territorio in modo autonomo e deciso quanto equilibrato e dialogante, ancora una volta saranno gli altri a muoversi e non certo per agevolare la nostra provincia. Fa in ogni caso ben sperare che nella fase emendativa delle famose “schede ospedaliere” numerosi Sindaci all’unanimità abbiano condiviso queste tesi, anche se ora serve essere conseguenti chiedendo che sia attivato il servizio.
Dal dimostrato assioma, dunque, che non c’è più tempo si riparta con estrema velocità per richiedere alla Regione Veneto il servizio di elisoccorso notturno e le garanzie che la Centrale Operativa del 118 rimanga nella nostra provincia, tanto più considerata l’imminente realizzazione della nuova base di elisoccorso che ci auguriamo presto di poter utilizzare (…).
Fabio Bristot – Rufus