Nel tardo pomeriggio del 18 febbraio 1996, Michael Fauci Braccio, cittadino americano dello Stato di New York, prende alloggio all’Hotel Miramonti di Cortina e pianifica per l’indomani una gita di sci fuoripista. Lunedì nevica in modo intenso e la visibilità non è certo ottimale, ciò nonostante Michael decide di partire lo stesso per la gita, prendendo lo skibus n. 8 che fa tappa a Socrepes.
Alle ore 22.45 dello stesso giorno la Direzione dell’Hotel Miramonti segnala alla Stazione CNSAS di Cortina il mancato rientro del ragazzo ed altre indicazioni.
Alle ore 23.00 esce una squadra composta dal Capo Stazione Gianpietro Bossetti e da altri 9 Volontari, i quali iniziano l’attività di ricerca nella zona della Forcella Rossa, Tofanina, Pecol e Socrepes. La neve è abbondante e non viene scorta nessuna traccia del ragazzo, tanto che alle 03.00 gli uomini rientrano. Il giorno 20 febbraio riprendono le ricerche sotto la direzione del Capo Stazione con il concorso di 28 uomini, comprensivi di alcuni componenti della Stazione SAGF e dei Carabinieri. Per le ricognizioni aree intervengono 3 elicotteri, 2 militari e 1 eliambulanza del SUEM 118 di Pieve di Cadore. Purtroppo, anche la giornata in questione fa segnare esiti sconfortanti e alle 16.30 le ricerche vengono sospese.
Il giorno successivo ben 84, tra Volontari del CNSAS ed appartenenti agli Enti dello Stato iniziano a setacciare i settori di ricerca pianificati la sera prima, mentre 2 elicotteri continuano l’attività di perlustrazione aerea. L’intervento inizia a farsi davvero complesso poiché i passaggi dei vari sciatori nelle aree di intervento complicano l’attività dei soccorritori. Viene anche deciso di sensibilizzare la pubblica opinione fornendo la foto segnaletica del ragazzo scomparso ai media locale e regionali, nel tentativo di ottenere eventuali testimonianze e notizie utili quantomeno ad individuare la zona di ricerca primaria. Nel tardo pomeriggio arriva la notizia che del caso si è addirittura interessato il Congresso degli U.S.A.
Il Console Generale fa presente che le ricerche devono continuare e si dichiara disponibile ad inviare sul posto uomini e mezzi del Comando SETAF di Vicenza, ente NATO-USA. Le squadre rientrano alle 17.00. poco dopo una prima notizia: un maestro di sci ed una ragazza americana segnalano di aver visto il giovane nella zona del Monte Faloria.
I Volontari della Stazione di Cortina decidono di rimettersi a tavolino ed analizzare la situazione complessiva, anche alla luce della nuova testimonianza. La fatica inizia farsi sentire.
Il giorno 22 febbraio (n.d.a.: siamo al 4° giorno di ricerche), a fronte dei nuovi settori di ricerca, vengono richiamate ulteriori squadre del CNSAS e richiesti 4 B/204 della base SETAF, oltre ad altri 2 elicotteri (Guardia di Finanza e SUEM 118), sui quali verranno imbarcati i migliori conoscitori delle zone. Le squadre a terra continuano nella minuziosa ricerca del disperso ai margini di tutte le piste del comprensorio sciistico, nei canali e dirupi contermini anche con calate di corda. Nonostante l’impegno profuso alle 16.30 i Volontari rientrano. Viene pianificata la giornata seguente presso il CCS (Centro Coordinamento Soccorso), anche alla presenza di un funzionario del Consolato U.S.A. che annuncia per l’indomani l’arrivo dei genitori di Michael.
Le giornate che vanno da venerdì 23 a domenica 25 saranno accompagnate dalla presenza del Console William Owen che risulterà fondamentale per stimolare i Volontari ormai esausti e, soprattutto, i famigliari. Owen avrà a dire “di essere rimasto esterrefatto dalla professionalità, dalla disponibilità e dallo spirito di fratellanza riscontrate fra gli uomini del Soccorso Alpino del CAI (…), facendo presente che mai negli Stati Uniti per una ricerca persona si sarebbero mosse tante persone e che sarebbe stata sua cura segnalare questo fatto al Congresso degli Stati Uniti”.
Le residue speranze vanno ormai cessando, ma la Stazione di Cortina e la Delegazione non si arrendono ancora e sino al 3 marzo – dopo quindi 12 giorni continuativi – le ricerche andranno avanti ad oltranza su terreni davvero ostili (in alcune zone verranno effettuate calate lungo canali per centinaia di metri). Questa dedizione, questa volontà di non lasciar nulla al caso faranno affermare al padre di Michael che “in America non avremo mai trovato l’affetto che ci avete dato voi (…)”. Ed ancora – è forse l’aspetto più significativo della sua testimonianza -, “non sono stato colpito da quanto avete fatto, ma dal modo in cui è stato fatto, (…) Cortina può essere orgogliosa del lavoro dei suoi uomini del soccorso e dell’intera organizzazione provinciale”. Parole dette con il cuore in mano, quello di un genitore disperato.
Le ricerche proseguono da quella data in tono minore. Approfittando dello scioglimento della neve vengono rifatte molte zone già in precedenza battute e viene deciso di effettuare un’ultima grande battuta per domenica 26 maggio.
Quel giorno prendono parte alle ricerche 271 Volontari e 51 Unita Cinofile. Sono presenti entrambi i genitori del ragazzo americano.
Alle ore 10.05, la squadra impegnata nel settore “Faloria – Val Bona – Tra i Ru”, composta dal personale CNSAS delle Stazioni di Cortina ed Auronzo, comunica il ritrovamento del giovane a quota 1.420 metri di Val Bona, dopo aver intravisto nella boscaglia uno sci bianco.
Il corpo in avanzato stato di decomposizione aveva vicino lo zainetto, la macchina fotografica e l’orologio ancora funzionate.
Successivamente, gli Organi di Polizia Giudiziaria, un medico anatomopatologo, congiuntamente al personale CNSAS, con l’aiuto delle foto che lo stesso Michael si era scattato, così ricostruiranno le ultime ore del giovane: “Michael ha scattato le ultime foto la mattina di martedì 20 febbraio. Si era riparato, dopo essersi perso, in una fitta boscaglia per ripararsi dal freddo, al buio, la sera prima, dopo essere sceso dal Passo Tre Croci. Altre immagini le ha scattate con il buio, grazia al piccolo flash. Poi ha voluto immortalarsi al mattino successivo con il sole, in una bella giornata (ma con temperature molto rigide), forse certo di essersela cavata. Potrebbe essere stata la sicurezza intervenuta a questo punto a provocare il decesso, avvenuto per assideramento: si è rilassato, ha esaurito lo stress, la tensione nervosa che lo aveva sorretto durante la notte”.
La fine dunque di un incubo e di un’organizzazione invidiabile che aveva visto coinvolti in un’azione di rara solidarietà e per intere settimane, oltre 1.750 persone, delle quali il 65,5% provenienti dal CNSAS, la parte restante dalla Guardia di Finanza, dai Carabinieri, dai Vigili del Fuoco, oltre che dall’Esercito, dalla Protezione Civile e dai Ranger Statunitensi.
Questi numeri che non devono essere interpretati come cifre aride, ma al contrario come indicatori della capacità gestionale e della pazienza che la Stazione CNSAS di Cortina, assieme al ruolo assunto da tutta la Delegazione, è riuscita a mettere in campo.
Estratto da una relazione di A. Devich e da Gli Angeli delle Dolomiti – Fabio Bristot – Rufus