I Consiglieri del gruppo Sanità del Comune di Belluno apprendono dalla stampa odierna che verrà ripresa la continuità assistenziale effettuata dai medici della Neurochirurgia di Treviso presso l’Ospedale San Martino, dopo 9 mesi di attività eseguita unicamente in regime ambulatoriale.
Dal 15 ottobre i neurochirurghi presteranno la loro opera secondo le seguenti modalità operative: dal lunedì al venerdì tramite guardia attiva dalle 8 alle 16 e reperibilità successiva fino alle 8 del giorno seguente; il sabato tramite guardia attiva dalle 8 alle 12 e reperibilità sino alle 8 del giorno seguente; la domenica unicamente tramite reperibilità per 24 ore.
Verranno inoltre istituiti alcuni ambulatori settimanali, alcune giornate di attività chirurgica programmata e 4 posti di degenza, ubicati presso l’Ortopedia.
Rivolgiamo dunque una nota di apprezzamento nei confronti della Direzione dell’ULSS che ha dimostrato interesse in merito ad una tematica su cui da sempre ci stiamo battendo con notevole apprensione; riteniamo infatti che tutta la Provincia di Belluno necessiti di un servizio salvavita fondamentale come la Neurochirurgia.
Rimangono tuttavia alcune perplessità, che speriamo siano infondate e su cui è necessario poter essere rassicurati: la prima riguarda il servizio garantito in urgenza/emergenza. Un solo Neurochirurgo, nemmeno sempre presente in Ospedale, potrà garantire gli interventi urgenti e non solo quelli programmati? Perché benché sia fondamentale che Belluno possa fornire a Treviso un servizio che consenta la riduzione delle liste di attesa su interventi pianificati (nello specifico si legge di interventi a carico della colonna), la necessità primaria di tale Servizio rimane legata principalmente alle urgenze le quali, si sa, non sono programmabili. Ci risulta che non esista, nello specifico, un neurochirurgo a Treviso reperibile per interventi d’urgenza da svolgere al San Martino e che venga in auto al medico presente. Non più di un mese fa una donna con emorragia cerebrale è giunta a Treviso troppo tardi per essere salvata…
La seconda perplessità riguarda la sostenibilità del carico di lavoro cui saranno sottoposti i colleghi neurochirurghi, che già da mesi, a spese loro, cercano di garantire un servizio che, a norma di legge, pare essere contrario al contratto nazionale, alle norme del codice civile e a quanto avviene in altre Province molto simili alla nostra (ad es. Rovigo). E’ noto che la rotazione dei neurochirurghi su Belluno non avviene tra tutti i medici dell’Unità di Treviso, ma solo tra chi è stato assunto dopo il 2012. Fino a quando un giovane neurochirurgo continuerà a svolgere un servizio in un Ospedale in cui l’expertise chirurgica non può essere realmente allenata?
La terza perplessità riguarda l’allocazione dei posti letto in Ortopedia invece che in Neurologia, dove il personale non è addestrato nel riconoscere quadri neurologici evolutivi col rischio di richiedere interventi di supporto troppo repentini o, fatto ancor più grave, di non rendersi conto di una situazione ingravescente.
In definitiva, si esprime soddisfazione per quanto concordato tra le ULSS bellunese e trevigiana, ma è forte anche il timore che tale operazione serva più a sopire gli animi, sicuramente scossi, della popolazione bellunese piuttosto che ad offrire ciò di cui realmente Belluno ha bisogno.
Si auspica inoltre che un domani il Servizio di Neurochirurgia non venga completamente soppresso nel pericoloso scenario che potrebbe vedere unificate le due ULSS di Belluno e Treviso.
La popolazione bellunese ha lo stesso diritto di accedere alle cure di quella trevigiana; riteniamo che l’unica soluzione, fortemente ambita in vista delle prossime schede Regionali, sia l’istituzione di una Neurochirurgia stabilmente radicata in Provincia, tramite la creazione di una Unità Operativa Complessa dotata di autonomia propria e di una reale progettualità verso il futuro.