Buon giorno a tutti i presenti.
Ringrazio in prima battuta Pina che ha voluto che oggi pronunciassi alcune parole per salutare Piero. La ringrazio perché le due parole che ho scritto non sono alla fine un frutto acerbo, derivato da un dover dire per forza di cose un qualcosa Sono forse un pensiero modesto, ma certamente autentico.
Ringrazio, quindi, anche quanti, certamente in modo migliore di quanto mi accinga a fare io ora, hanno già portato o porteranno un saluto a Piero.
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Quando si tratta di descrivere qualcuno attraverso quello che è già di fatto un ricordare e quando si desidera modulare questo ricordo attraverso ciò che questa persona è stata ed ha fatto nella sua interazione con la comunità, ci si pone di fronte ad un profondo dubbio metodico: quale parte fare risaltare e come farla risaltare? Essere aderenti a dati di fatto oppure arrotondare alcune spigolosità e qualche ruvidezza di troppo? Farne una rappresentazione melensa o piuttosto una viva e vivace? Farne una verisimile per comodo o farne, invece una vera per onestà?
Il dubbio non si pone neppure, in primo luogo per il fatto che la figura poliedrica di Piero non si lascia certo avviluppare in clichés o in forme artefatte proprie delle orazioni funebri. In secondo luogo, perché, ne ho quasi la certezza, Piero, forse, avrebbe preferito definirsi dal solo. Non tanto per una sorta di autocompiacimento che non gli era proprio, ma forse e meglio per quel rigore scientifico che amava sempre mettere in campo quando argomentava le sue tesi.
Le sfaccettature della personalità di Piero, infatti, derivate dall’indubbia, prolifica attività professionale e politica, tenderebbero, a seconda dei casi, a dare maggior spazio ad una piuttosto che ad un’altra delle sue attività. Tutte queste attività trovano però, a ben guardare, un sottile comune denominatore: la voglia di Piero di aver voluto interpretare la nostra quotidianità nel suo rapporto con il territorio, le tensioni delle nostre comunità e la cornice all’interno della quale descrivere cosa poter fare per migliorare e progredire.
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A causa della mia età, non posso ovviamente tratteggiare il Piero degli anni 60/80, ovvero nei tempi in cui la politica vera veniva ancora intesa come metodo, merito e come dialettica aspra, ma certamente sana. Non già, come ora accade, tempi in cui l’azione politica passa per lo più attraverso banali post sui social a cui, quasi sempre, sono correlate volgari invettive.
Piero, lo ho potuto, dunque, conoscere molto più avanti rispetto alle sue prime esperienze politiche, lui Assessore all’Ambiente in Provincia e io, giovane Assessore in Comune di Belluno. Un periodo in cui la gestione dei rifiuti era ogni giorno una scommessa, dove le criticità della discarica di Cordele erano smisurate e sullo sfondo si stagliava l’ulteriore problema dell’impianto di Maserot, la cui apertura era prossima. Un vero ginepraio tecnico-giuridico, con risvolti anche di natura squisitamente politica che, ad un certo punto, sembrava irrimediabilmente esplodere, travolgendo anche il ruolo della città capoluogo, che pur aveva in coltivazione la discarica più importante e strategica della nostra provincia.
Ebbene, senza entrare nei tecnicismi allora prodotti, posso solo dire che, con una serie di svariate ed estenuanti riunioni promosse per più settimane e dove, spesso, la tensione cresceva a dismisura, sino quasi a sfociare nella colpevole, reciproca rinuncia, si era alla fine pervenuti alla difficile quadratura dell’intera questione.
Perché ciò fosse possibile va, però ricordato un elemento, e cioè come ad un certo punto, rispetto a tutti gli approcci esperiti in precedenza sul tema, ebbe luogo un evento notevole: Piero, certamente per sbloccare la situazione, un giorno, non mi si sedette di fronte come era sempre avvenuto tra le parti, ma al mio fianco. Gesto che mi colpì a fondo e distese all’improvviso gli animi dopo settimane di confronto serrato.
Rimosse, quindi, le componenti ideologiche, accantonate le opposte posizioni partigiane, il percorso era stato alla fine individuato con calma da parte di entrambi e indirizzato a risolvere e non complicare, a dare risposte concrete e non solo sterili enunciazioni.
Da qui una sorta di lectio brevis – si direbbe in tono aulico – vale a dire che spesso, per andare avanti nei processi non si può essere sempre contro, ma a fianco, consolidando poi, via via nel tempo, la mediazione raggiunta nel condividere un percorso importante assieme.
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Da quel giorno con Piero, non è mai mancato uno scambio di vedute intenso sui problemi della città e della provincia, anche con lunghe discussioni, dove emergeva sempre, dopo il primo approccio burbero, ma mai sopra le righe, la componente della riflessione sul merito e non quella gridata solo per aver ragione in forza dei decibel. Un percorso deduttivo, quello di Piero, che in qualche caso facevi fatica a contrastare e che, per le più svariate problematiche, sapeva garantire risposte e non timidi balbettii.
Piero è stato per gli incontri istituzionali e informali che ho intrattenuto in questi oltre vent’anni di conoscenza ed amicizia questa complicazione di analisi profonde sul presente, nel senso di completa e matura assunzione di quello che “ci” stava succedendo attorno.
Piero è stato anche il tentativo di offrire su alcuni temi un’azione politica strutturata e conseguente negli aspetti programmatici e nelle progettualità complessiva.
Proprio per l’autorevolezza di talune sue riflessioni ed introspezioni, non solo di tipo tecnico, ma anche di tipo umano, ritengo che Piero abbia creato un solco profondo, dentro il quale sarà possibile far crescere semi fecondi, alcuni dei quali – non tutti certamente – ma alcuni di certo, potrebbero davvero essere incipit risolutivo per alcune delle criticità della nostra provincia e del nostro territorio.
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Quanto sopra, è stato per me Piero, quel Piero che non rinunciava ad andare in direzione ostinata e contraria anche, talvolta, alla sua stessa appartenenza politica, quando ad esempio affermava in modo netto che “quelli di Libero sono degli idioti integrali, Greta è solo da ammirare e rispettare per l’impegno in una causa in cui crede (…). Peggio ancora sono gli imbecilli che se la prendono con Greta invece di prendersela con chi si nasconde dietro Greta.”
Piero, quindi, non correva dietro al capo bastone del momento, ai perenni agitatori di folle, ma sapeva distaccarsene, quando necessario e secondo il dettato o le indicazioni della propria etica. Sapeva assumere un pensiero netto e critico, senza mediazioni al ribasso, connotando quindi, ancor più, la sua personalità e libertà.
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Quanto sopra, forse banalmente esposto e ricordato da parte mia, è stato Piero: talvolta spigoloso e ruvido come sopra accennavo, ma anche terribilmente dolce, attraverso quel suo sorriso mite che faceva sovente capolino, dietro quella barba bianca e ben curata, intrisa sempre di sottili ragionamenti ed argute vedute. Una barba mai banale, sempre accompagnata dallo sguardo di una persona onesta e vera.
Grazie Piero. Ciao.
Fabio Bristot – Rufus