Da allora è stato un alternarsi (talvolta anche con qualche criticità, non è un problema ricordarlo) di innovazioni tecniche e di modalità operative sempre più sofisticate che hanno garantito l’innalzamento dei livelli di sicurezza ed efficacia negli interventi di soccorso, pervenendo nel tempo a calibrare con sempre maggiore precisione il mezzo più adatto per fare soccorso, come anche nell’ultimo caso è avvenuto con quello che è l’attuale elicottero.
Va in questa sede ricordato, in modo del tutto particolare anche per un pizzico di orgoglio, che la provincia di Belluno fu addirittura la prima a sperimentare il volo notturno ancora nel 1998, periodo nel quale le tecnologie (impossibilità dell’utilizzo degli NVG) e le normative aeronautiche (era possibile effettuare trasporti solo da piazzola certificata ad un’altra) non facilitavano certo la sperimentazione/azione di questo servizio proprio per le implicite restrizioni testè riportate.
Alla chiusura di tale sperimentazione i Sindaci dell’intera Provincia chiesero però unanimemente e con grande determinazione la garanzia che l’elisoccorso fosse almeno attivo dall’alba al tramonto (con +1 e -1 rispetto alle effemeridi, cioè rispetto al sorgere e al tramonto del sole), tanto che tale opzione venne inserita nelle c.d. Schede Ospedaliere a garanzia di un servizio il più esteso possibile, proprio a fronte delle peculiarità dei flussi turistici e delle evidenti caratteristiche del territorio bellunese.
Ricordiamo, infatti, che come Trento e Bolzano e, parimenti, l’intero Friuli Venezia Giulia, anche la nostra provincia ha un territorio vasto e complesso morfologicamente e, quindi, con assoluta necessità di dotarsi di servizio di soccorso efficiente capace di sorpassare le forti limitazioni dei collegamenti stradali e le conseguenti, pericolose limitazioni esistenti là ove il paziente critico tempo-dipendente deve essere velocemente centralizzato nella struttura più idonea al ricovero. Fattori questi che trovano amplificazione quando nel periodo invernale ed estivo la presenza turistica comporta, soprattutto nella parte alta della provincia, numeri che costituiscono di per sé la necessità di avere strumenti adeguati per fronteggiare tutte le casistiche possibili.
La sospensione del servizio legato al c.d. “tempo prolungato” avvenuta nell’ultimo biennio e da sempre esistente sin dal lontano 1988, ha di fatto soppresso la pronta disponibilità del nostro elicottero con la necessità di ricorrere agli elisoccorsi di Trento, Bolzano e Treviso negli orari non coperti dall’elisoccorso bellunese, condizione già di per sé stessa penalizzante per tutto il territorio.Mentre, dunque, Trento e Bolzano da tempo stanno effettuando felici sperimentazioni/attività legate all’elisoccorso notturno, mentre anche la Lombardia dal 2017 a regime ha iniziato questo percorso e, prossimamente, il Friuli Venezia Giulia ed il Piemonte (nda: notizie delle ultime settimane confermano che anche la Toscana e l’Emilia Romagna si sta muovendo in questa direzione) eseguono/perfezionano le procedure per garantire l’attività di elisoccorso notturno secondo anche quanto previsto dalla vigente normativa (Regolamento europeo n. 965/12 e Legge n. 26/2010) con grande profitto ed immediate ricadute sugli utenti, nella nostra provincia è tutto incomprensibilmente fermo, nonostante le cogenze che quotidianamente si registrano.
Addirittura, l’Aiut Alpin Dolomites (BZ) ha effettuato in quest’ultimo semestre una serie di esercitazioni dall’elevato profilo tecnico in ambiente montano che garantiscono un deciso innalzamento della potenzialità di fare soccorso/elisoccorso h24 in tutti i terreni e gli scenari, garantendo l’immediata stabilizzazione/medicalizzazione del paziente ed il suo elitrasporto in ospedale in tempi che sino a qualche anno, nel settore civile, sembravano improponibili.
Da qui l’estrema esigenza che il servizio di elisoccorso, attualmente garantito diurnamente da parametri tecnici ed operativi di indiscussa e riconosciuta qualità e che tra l’altro nel 2018 compirà ufficialmente 30 anni, venga da subito potenziato, preordinando il percorso amministrativo e, quindi, anche quello tecnico-operativo, per partire con la sperimentazione sin dal prossimo anno, senza più tentennamenti di sorta e pervenendo nel 2019 a regime con la partenza del servizio H:24.
Questo processo deve avvenire nella nostra provincia per le motivazioni sopra addotte e non sarà neppure lontanamente pensabile che possa essere Treviso a dover garantire questa tipologia di servizio per una serie di ragioni tecniche che si possono a margine illustrare con estrema precisione, ma soprattutto perché nell’urgenza e nell’emergenza sanitaria deve vigere non già il principio “dell’area vasta” (prestazione differibile nello spazio quindi anche nel tempo), ma quello “dell’area ristretta” (neologismo assai calzante) dove la prestazione deve essere pressoché immediata, quindi la più vicina possibile all’utente, cioè in questo caso al nostro territorio.
Analogamente al servizio di elisoccorso notturno, che è intimamente connesso al ruolo dei Servizi di urgenza ed emergenza medica del 118, merita ricordare il ruolo determinante della Centrale Operativa di Pieve di Cadore (terza Centrale Operativa istituita in Italia dopo Bologna ed Udine) che, ancorché non sia stato ancora definito il NUE 112 nella nostra provincia e nelle altre province del Veneto, continua a detenere, proprio per le peculiarità territoriali e la tipologia dei soccorsi (ambiente montano, utenza turistica), un ruolo assolutamente strategico. Affermiamo da subito che non sarà prospettabile, neppure con l’entrata in servizio del NUE112, unificazione con altre Centrali Operative del Veneto per l’evidenza che dovrebbe di per sé porsi e perché verrebbe irrimediabilmente scisso il rapporto con il servizio di elisoccorso diurno/notturno e con il territorio tutto, ivi compreso il trasporto rotabile di carattere primario/secondario effettuato dalle ambulanze.
Con questo immobilismo rischiamo di rimanere, nel contesto del panorama nazionale prima ricordato, una Cenerentola infreddolita in attesa di chissà quali eventi straordinari che conducano ad ottenere anche nella nostra provincia e nelle nostre Dolomiti il servizio di elisoccorso notturno a favore della comunità della montagna e dell’utenza turistica.
Ricordiamo, infine, che nella mancata consapevolezza che se non si muove il territorio in modo autonomo e deciso quanto equilibrato e dialogante, ancora una volta saranno gli altri a muoversi e non certo per agevolare la nostra provincia. Fa in ogni caso ben sperare che recentemente numerosi Sindaci all’unanimità abbiano condiviso queste tesi, anche se ora serve essere conseguenti.
Dal dimostrato assioma dunque che non c’è più tempo si riparta con estrema velocità per richiedere alla Regione Veneto il servizio di elisoccorso notturno e le garanzie che la Centrale Operativa del 118 rimanga nella nostra provincia, tanto più considerata l’imminente realizzazione della nuova base di elisoccorso che ci auguriamo presto di poter utilizzare (…).
I GRUPPI CONSIGLIARI COMUNE DI BELLUNO – In Movimento – Belluno di Più – Insieme per Belluno