Due anni fa moriva mio suocero, Mario. Sotto questa diga ha svolto per anni il suo lavoro oculato e preciso, meticoloso e complesso al contempo, silenzioso e privo di quei roboanti e vacui annunci giornalieri, oggi diversamente in voga. Un lavoro determinato e perseverante contro “il” sistema, senza mai flettere il capo, per cercare di ridare giustizia/dignità a chi quella dignità la perse la notte del 9 ottobre 1963. Mio zio Romano, operaio della SADE, non tornó a casa quella notte, non venne mai più trovato, perso nel vento. Pensare, però, oggi di aver potuto conoscere e condividere la memoria viva di chi scrisse pagine importanti per le nostre comunità e per il Paese intero, è un po’ farlo tornare a casa ogni sera.
Fabio Bristot – Rufus